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vacanza americana (2014)”, è:
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Diario vacanza americana (2014)
lunedì 23 febbraio 2015
domenica 22 febbraio 2015
UNA SPIEGAZIONE
Chi è l’autore
(biografia ufficiale, sulle tracce
di quella fatta da Sergio Stocchi)
Giorgio Càeran
è nato
il 18 maggio 1952 a Cermenate, in provincia di Como, ma dal 1980 vive a Milano.
Ha scritto tre libri: “La via delle
Indie in Vespa” (1983), “Giramondo
libero - In viaggio con la Vespa o con lo zaino” (2006 – Giorgio Nada
Editore) e “Papà, andiamo a Santiago? –
Padre e figlia sul Cammino Portoghese” (2014).
Giorgio
ha trovato nei viaggi una valvola di sfogo per il suo bisogno di sognare, di
evadere, di agire. Come sfogare però questo desiderio d’azione, questa “voglia
di fare”, tentando nello stesso tempo di migliorare se stessi, e maturare? Lui
ci ha tentato inforcando la Gigia (la
sua Vespa) o “armandosi” del suo zaino, per “cavalcare” il vento e
riappropriarsi della propria libertà. Concludendo felicemente sia il raid in India con una vecchia “Vespa 200
Rally”, sia l’attraversata del Sahara e dell’America Latina, ha dimostrato che
è possibile realizzare con poco le imprese in cui si crede, per quanto ardue
possano sembrare. Sono stati viaggi spartani e all’avventura, ma di un’avventura
semplice e umana.
In
lui, dunque, restano vivi nella mente alcuni particolari momenti, quali per
esempio l’autostop fatto nel bel mezzo del Sahara, l’attraversamento dello
stesso deserto su un piccolo camion con ben cinquanta Tuareg a bordo, i diversi
giorni di navigazione sul Rio Ucayali (assieme al Rio Marañón costituisce
l’origine del Rio delle Amazzoni) su una rudimentale imbarcazione mangiando
cibi cotti con l’acqua del fiume, i terribili percorsi andini boliviani e
peruviani, l’autostop nella Patagonia, l’attraversata in autostop dell’intera
isola fredda e ventosissima della Terra del Fuoco fino a Ushuaia, con relativi
passaggi fortuiti sulla strada del ritorno… Ha fatto viaggi faticosissimi
nell’Africa nera, sia su deteriorati tassì-brousse
(tassì collettivi) sia su sovraffollati treni; in Madagascar ha rischiato di
annegare per cause assurde e incredibili.
Davvero
niente male, anche per un personaggio come Càeran che si è mostrato riluttante
a condurre per intero una vita senza avventure e inquadrata nei soliti schemi,
fatti di giorni sempre eguali nel loro tran-tran. Del resto sono numerosi i
suoi viaggi fatti in solitaria, in autostop e in scooter.
Nel
luglio 1976, come “preparazione” al viaggio in India, giunse a Capo Nord con
l’identica Vespa che utilizzerà l’anno successivo. Sulla strada del ritorno,
con Gianni Paolini, un altro raidman
occasionale (compagno di viaggio) Giorgio ebbe un pauroso incidente stradale
nei pressi di Narvik, nel Circolo Polare Artico. Dopo questa disavventura i più
avrebbero dato l’addio ai raid...
invece è proprio in questo periodo che si è riconfermato il suo carattere poco
arrendevole: Càeran, infatti, progettò subito un raid assai più impegnativo del precedente verso la cerchia nevosa
dei monti himalayani, servendosi della solita Vespa 200 Rally.
Tralasciando
quelli fatti in Europa, in breve si può dire che il viaggio in Vespa verso
l’Asia è iniziato il 21 agosto 1977 ed è finito il 20 luglio 1978: 23.084
chilometri coperti in 334 giorni, alla volta di Kathmandu, Calcutta e Bombay.
Strada facendo Giorgio ha conosciuto non solo i luoghi, ma soprattutto la gente
con la quale è venuto a contatto. È importante allora che sulla copertina del
primo libro appaiano tutti gli elementi di questa ricerca: lui stesso, tra nomadi
afghani che l’hanno ospitato, e la Gigia, sulla quale non siede l’autore, ma
uno dei tre afghani a indicare uno scambio culturale e umano continuo.
Il
20 dicembre 1984 lui partì per l’Africa passando per la Tunisia, l’Algeria, il
Niger, il Burkina Faso, la Costa d’Avorio, il Senegal e il Marocco. Tornò a
casa 57 giorni più tardi, dopo aver percorso undicimila chilometri sul suolo
africano, compresa l’incredibile attraversata del Sahara, in autostop o con
sovraffollati mezzi di fortuna.
Il
1° ottobre 1987, Càeran si cimentò in un’altra impresa: la traversata del Sud
America, dall’Equatore alla Terra del Fuoco. Giunse nella fredda e ventosa
Ushuaia in autostop, dopo aver navigato il Rio delle Amazzoni, visti le cascate
di Iguaçu e il glaciar Perito Moreno.
Lasciata la Patagonia, andò sulle Ande boliviane e peruviane, e quindi in
Ecuador. Tornò il 24 aprile 1988 dopo 206 giorni di viaggio, su un percorso di
oltre quarantamila chilometri sul continente latinoamericano.
Egli
è stato anche nel Madagascar, in Indonesia, a Mosca, nelle Filippine, a Petra,
a Bangkok, negli Stati Uniti d’America, ecc...
Tante
esperienze vissute su scelte anticonformiste, senza alcuna pretestuosa
organizzazione logistica e l’ausilio di un lucroso sostegno economico. Proprio
in questo sta la vera avventura; mentre oggi i “raid-impresa” sono
sovvenzionati e reclamizzati fino all’ultimo fotogramma TV e sui giornali, lui ha voluto essere un giramondo libero.
Parecchi “tecnici” del ramo sostengono che oggi il viaggiatore solitario che parte
e va, contando solo sulle proprie forze e senza uno “sponsor” alle spalle è quasi
un’utopia. E, tantomeno, non ha neppure mai
beneficiato di alcun collegamento satellitare... e questo è il bello della
storia, giacché ha voluto rimanere fino in fondo uno “spirito libero” senza
essere condizionato da itinerari e da programmi dettagliati. Di gente che scorazza in su e in giù per il
globo, sovvenzionata da varie Case motociclistiche, automobilistiche, emittenti
televisive o quanto altro, ce n’è parecchia. Questo, però, non è il tipo di
viaggio che lo attira perché in fin dei conti per lui significa poco muoversi
con, alle spalle, aiuti del genere. Così, sulle strade
vecchie di secoli, Càeran è arrivato in India nonostante i furtarelli di cui è
rimasto vittima, il grippaggio del motore e tante altre peripezie... che ogni
volta, però, ha superato.
Questi
viaggi sono esperienze di vita: s’impara a mangiare quando e quello che si può,
e a cavarsi d’impaccio dalle situazioni più strane. S’impara che per dormire,
un normale sacco a pelo può bastare sempre e dovunque. Viaggiare da soli è duro
e si è vulnerabili in tutti i sensi. Un furtarello da niente ci può mettere in
crisi se ci rubano una cosa indispensabile che non si può sostituire. Quando
capita la disavventura più cattiva del solito e ci vengono le lacrime agli
occhi per la rabbia impotente, non c’è nessuno con cui sfogarsi: si tiene la
rabbia in corpo, e basta. E cosa si fa quando gli scarsi soldini si sono
sgretolati per cause impreviste e assurde, e non c’è papà in Italia cui
telegrafare per urgenti soccorsi? Si fa come Giorgio, che trovandosi in Iran
con le finanze esauste e la Vespa rotta trova un cantiere edìle e rimane sei
mesi a lavorare, raggranellando soldi sufficienti a riprendere il volo.
Càeran non pretende di aver
compiuto imprese sportive eccezionali, non si atteggia a divo e nemmeno a
scrittore, e non vuole mettersi in cattedra a dar lezioni; ma avendo imparato
tante di queste cose meravigliose desidera raccontarle ai giovani e ai non più
giovani che la pensano come lui. Si tratta di viaggi fantastici e invidiabili,
che fanno sognare a occhi aperti ma che riservano le tante sorprese che Giorgio
ha raccontato nei suoi libri in tono discorsivo, come durante una chiacchierata
fra amici.
Infine, una curiosità: nell’estate 2013, all’età di
61 anni, assieme a sua figlia ha fatto il Cammino di Santiago de Compostela,
quello Portoghese, partendo da Porto (Vilar do Pinheiro): 224 km di puro
Cammino, distribuiti in 10 tappe. La vacanza però è durata il doppio, giacché
l’altra metà è diventata poi, a Cammino concluso… quasi una gita di piacere. Un
Cammino fatto in maniera laica e non religiosa. Di questa esperienza è stato
pubblicato il suo terzo e ultimo libro, stavolta in formato
e-book, in attesa di una versione cartacea.
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